Studiare l’arte nel 2020 significa necessariamente adattarsi ai rapidi mutamenti tecnologici. Non sono, infatti, soltanto siti culturali e strutture museali a dover affrontare la necessità di abbracciare la rivoluzione digitale per migliorare l’esperienza di visita. Anche le scuole d’arte devono recuperare il gap e adattarsi.
Fino a oggi, iscriversi a una scuola d’arte significava essere subito incasellato: pittore, scultore o illustratore. Oggi, le cose sono molto diverse e, in un futuro non troppo lontano, queste categorie saranno sempre più un ricordo del passato, per lasciare il campo all’insegnamento di scienze e tecnologie.
Il tentativo di recuperare il gap può apparire un po’ tardivo, rispetto a quanto velocemente si stanno adattando alle tecnologie digitali i musei. Tuttavia sono sempre di più gli educatori, figli della nuova era, in grado di comprendere come queste materie debbano necessariamente entrare nei curricula scolastici, per rendere l’artista stesso un protagonista dell’epoca digitale. Un esempio su tutti: il Royal College of Art di Londra, una delle scuole d’arte più prestigiose al mondo, ha introdotto scienza e tecnologia tra le materie d’insegnamento.
Riuscirà il mondo dell’arte ad abbracciare questa importante novità? Fino a questo momento, la commistione tra scienze e pensiero creativo è diventata realtà più nel campo scientifico che non in quello artistico. Basti pensare che al MIT di Boston o alla New York University, atenei di eccellenza scientifica a livello globale, da tempo l’insegnamento della storia dell’arte è stato integrato come valore aggiunto accanto a scienza, matematica e ingegneria.
In base allo State of Art Education Survey del 2019, se è vero che il 52,2% degli insegnanti d’arte ambisce a conoscere meglio il mondo dell’arte digitale, solo il 21,09% però si sente a proprio agio nel trasmettere questi contenuti agli studenti.
Sono in molti a ritenere questo ritardo da parte del mondo delle scuole causi all’arte stessa numerosi motivi di sofferenza. Abbracciare la tecnologia non significa produrre di più a scapito della qualità ma operare un cambio di mentalità. Il rischio è quello di far “migrare” in campi maggiormente scientifici i cervelli in grado di adoperare meglio la tecnologia applicata all’arte, perdendo così una grande opportunità.
Koi Strategie Digitali conosce l’importanza del percorso di trasformazione digitale. L’incontro tra arte e tecnologia è in grado di rendere l’esperienza di visita unica, divertente e indimenticabile. Insieme possiamo individuare la strategia digitale più adatta a siti turistici e musei per cogliere le nuove opportunità offerte dalla tecnologia.